Ci risiamo. Sono passati due anni dai disordini scoppiati per le problematiche relative alla discarica di Contrada Pisani, nel quartiere Pianura di Napoli, che puntualmente la provincia partenopea si trova ad affrontare la questione rifiuti o, come la chiamerebbero da quelle parti, “munnezza”. Ora il centro dei focolai di proteste e disordini si è spostato a Terzigno. La popolazione è scesa in piazza per protestare contro l’apertura di una nuova discarica. Con la situazione attuale si andrebbe avanti fino alla prossima primavera o al massimo estate. La «situazione attuale» sarebbe lo smaltimento mediante il termovalorizzatore di Acerra e la discarica di Chiaiano. Superata la prossima estate ci troveremmo punto e a capo con Napoli e l’hinterland stracolmo di rifiuti. Cerchiamo di capire cosa vuole il “Fronte del NO” e da cosa sviene spinto. La popolazione locale, giustamente, non vuole discariche che incrementino l’inquinamento del sottosuolo poiché quello del Parco del Vesuvio è un territorio già profondamente martoriato dalle discariche abusive. D’altra parte però, paradossalmente, la popolazione si ribella anche a qualsiasi altra soluzione e viene logico porci questa domanda: “che ci sia la camorra dietro a tutte queste proteste?” Il legame camorra-rifiuti parte da lontano. Non è semplicemente ora, in tempi di emergenza rifiuti, che il business della “munnezza” ha fatto gola alla criminalità organizzata campana.
Le pendici del Vesuvio sono state da sempre macchiate dalle discariche illegali. Le discariche ufficiali, quelle regolari, erano 3 fino a metà degli anni ’90: a Somma Vesuviana, una ad Ercolano ed una a Terzigno. Quelle illegali, abusive, improvvisate, però, non mancavano. In accordo con industrie del Nord Italia, si iniziò a far sversare in discarica anche rifiuti tossici e nocivi estremamente pericolosi per l’ambiente e la salute dei cittadini. Era il 1997 quando venne emanata un’ordinanza per l’apertura della cava ex Sari a Terzigno per ospitarvi una discarica, chiusa perché di proprietà di soggetti affiliati ai clan.
La “munnezza” dello Stato, quella autorizzata, arrivava a Terzigno senza impedire che venisse depositata anche quella della camorra.
La cosa che appare strana, e che alimenta questi sospetti, è che non ci sia la volontà, da parte delle amministrazioni locali e della popolazione, a proporre l’apertura di un termovalorizzatore o una centrale a biomasse che potrebbe essere, non dico una manna dal cielo, ma quantomeno un modo per risolvere alla radice il problema rifiuti e creare nuovi posti di lavoro. Partiamo, infatti, dal presupposto che i rifiuti devono essere smaltiti se non vogliamo ritrovarceli tra le strade e nel sottosuolo. Gli inceneritori sono impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante incenerimento ad alte temperature e il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene utilizzato per produrre vapore e poi utilizzato per la produzione di energia elettrica (da qui il nome di termovalorizzatori). Sottolineiamo, però, che l’incenerimento costituisce un semplice smaltimento ed è dunque da preferirsi alla sola discarica di rifiuti indifferenziati.
Le biomasse, invece, comprendono vari materiali di origine biologica. Si tratta di scarti dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’industria. Trarre energia dalle biomasse consente di eliminare rifiuti prodotti dalle attività umane e produrre energia elettrica.
Le centrali a biomasse sono pulite a tutti gli effetti poiché liberano nell’ambiente le sole quantità di carbonio che hanno assimilato le piante durante la loro formazione ed una quantità di zolfo e di ossidi di azoto nettamente inferiore a quella rilasciata dai combustibili fossili.
Tutto questo per evidenziare il fatto sicuramente che la popolazione scesa in piazza è per la maggior parte costituita da persone che in buona fede si ribellano alle discariche e ai veleni in esse contenute, ma non è fantascientifico pensare che ci possano essere tra i manifestanti delle infiltrazioni camorristiche di clan che non vogliono perdere la loro fetta di torta nel “business della munnezza”.
Francesco Tondo – CasaPound Italia Lecce

camorristi, politici e imprenditori… è questo il cancro della campania felix