Quando si parla di Rino Gaetano, è bene far parlare il cuore e lasciare ogni tentativo di ragione fuori da noi. Parlare di Rino è come attingere dal pozzo senza fondo dell’anima, lì dove risiedono i sentimenti, da dove ogni ogni gioia, ogni dolore, prendono il sopravvento, spossando la ragione, che nulla può contro l’assoluta ed accecante bellezza delle emozioni.
Perchè è così, Rino è un groviglio di passione, sarcasmo, ironia ed accecante bellezza.
Un dolceamaro richiamo alla Vita. Vita. Eppure fa uno strano effetto dover parlare di lui al passato, come a un qualcuno di cui puoi solo tracciarne il ricordo, ma che, in sostanza, non esiste più. Rino era. Era assurdo.E allora ? Chi ci vieta di sovvertire l’ordine e parlarne al presente ?
Rino Gaetano e’. Ecco, ora và già più che bene. Cosa volete che sia la morte in confronto a quello che persone di tal genere ci hanno dato ? Tutto ciò che i grandi uomini lasciano su questa terra, è destinato a riecheggiare nell’eternità. E la sua musica è eterna. Un gesto di disperato amore.
Rino ha scritto per noi, per quelli dopo di lui. La sua generazione non sarebbe stata in grado di recepirne il messaggio, e lui lo sapeva. Essa era troppo presa da logiche di guerriglia urbana per riuscire a carpirne la vera essenza. Quella musica è per noi:”Cogli la mia rosa d’amore, regala il suo profumo alla gente, cogli la mia rosa di niente”.
Su Rino si è detto tanto. Un cantautore nonsense. La gente usa questo termine quando non ha le qualità per capire testi troppo complessi, nè l’umiltà di ammetterlo.
Ho sentito persino parlare di un Rino bolscevico.”Mi alzo al mattino con una nuova illusione, prendo il 109 per la rivoluzione”.Credo che queste parole abbiano mandato in confusione un bel pò di cultori del marxismo, leninismo, comunismo, rivoluzionari da strapazzo e da terrazzo, oltrechè da salotto e sedia a sdraio.
Il termine “Rivoluzione” ne manda in visibilio parecchi, non suicidatevi, ma avete frainteso.
Rino era troppo Futurista per appartenere a voi, vecchi e passatisti tanto quanto uno scaldabagno in disuso:”Mio fratello è figlio unico, sfruttato, represso, calpestato, odiato.
Mio fratello è figlio unico, deriso, frustrato, picchiato, derubato”.
Siamo tutti figli unici, emarginati e detestati, di questo bigotto e depresso ammasso di carni che chiamano Paese. I reietti:
“Chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta, chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro. Ma il cielo è sempre più blu.”
Per voi và sempre tutto bene vero? Siamo in una botte di ferro!
Rino non tace su nulla, affronta tutto quello di cui si è prefisso di parlare, e poi lo umilia, lo getta nel fango, lo mette a nudo.
Dissacratore di miti ammuffiti.
Di primo acchito, Rino è cinico e spietato nel ridicolizzare tutto ciò che non gli và. Eppure, una velata malinconia non sfugge agli animi più sensibili:”A te che ascolti il mio disco forse sorridendo, giuro che la tua stessa rabbia sto vivendo, stiamo sulla stessa barca io e te”. Siamo sulla stessa barca malandata e solitaria,pieni di rabbia e senza alcuna speranza. Aspettando le fiamme e attendendo il futuro.
“Tu forse non essenzialmente tu, un’altra, ma è meglio fossi tu”….
Un insolito e anticonvenzionale romantico. E’ meglio fossi tu a riempire i miei giorni, che me ne faccio delle altre se essenzialmente non ho te. Si,è meglio fossi tu.
L’amore andava cantato, ma non ossessivamente. Era certamente piu’ divertente scagliarsi senza ritegno contro chi gli andava.
E si è saputo ben destreggiare fra “antilopi e giaguari”. .
“Quando Renzo morì io ero al bar,al bar con gli amici… bevevo un caffè, quando Renzo mori'”.
Ed ora è rimasta la musica a combattere per lui. Rino se n’è andato, proprio come il suo Renzo.
” Mi dicono alla radio statti calmo statti buono
non esser scalmanato stai tranquillo e fatti uomo
ma io con la mia guerra voglio andare sempre avanti,
e costi quel che costi la vincerò,non ci son santi!”.
L’hai vinta Rino, l’hai vinta.
A cura della Redazione del Blocco Studentesco
