In virtù delle profonde diatribe sorte tra euroscettici ed europeisti, il Blocco Studentesco Napoli vuole, attraverso una serie di interviste, chiarire gli aspetti salienti dei principali movimenti nazionalisti dei paesi europei ..
Punto di partenza è l’Ucraina, ormai oggetto di discussione dei nostri scenari politici da oltre un anno. Per chiarirci la questione un nostro militante ha intervistato Yurij.
– A che movimento appartieni? Com’è strutturato il movimento?
Appartengo al battaglione Azov, un battaglione volontario divenuto ora anche un reparto speciale della guardia nazionale ucraina. Il fondatore, nonchè comandante del reparto, è Andriy Biletskiy, in passato leader dell’ organizzazione di ideale social-nazionalista “Patriot Ukrainy”. Il suo operato politico lo ha reso nemico del governo criminale di Yanukovich.
Proprio per questo motivo è stato arrestato e, con un falso processo, è poi stato trasferito in prigione. Non si sa quanto tempo ancora Andriy avrebbe dovuto passare dietro alle sbarre se non ci fosse stata la rivoluzione, lo scorso anno. Una delle richieste principali dei manifestanti più attivi è stata la scarcerazione incondizionata ed immediata di tutti i prigionieri politici repressi dal regime di Yanukovich ed in primis di Andriy. Le richieste sono state rispettate e quindi, dopo aver lasciato la prigione, Andriy decide di formare un’ organizzazione per contrastare l’inizio della nascita dei separatisti.
Nei primi tempi proprio gli scontri per strada sono stati terreno fertile per far si che alcuni ragazzi che si conoscevano già dai tempi della militanza in “Patriot Ukrainy” potessero radunarsi. Tutto ciò ha temprato lo spirito ed ha allontanato tutti coloro che non erano pronti a sacrificarsi per la vittoria. La formazione dei primi gruppi armati separatisti ha aperto nuove strade. E’ stata la scintilla che ci ha fatto capire che il periodo degli scontri per strada era finito, e c’era il bisogno di decisioni immediate. Si è iniziato a formare il battaglione ma non lo si poteva immaginare così come è diventato. Niente armi, difficoltà burocratiche ed organizzative e soprattutto mancanza di persone fisiche. Infatti, come spesso accade, non appena i giochi divengono seri i più deboli, coloro che non sono pronti, vengono a mancare. Alla nascita i numeri sono minimi. Si parla di 50 persone, poche asce, un paio di fucili, qualche arma aumatica e qualche arma civile… Da qui parte quello che in futuro diventerà il Battaglione “Azov”.
Questa introduzione deve chiarire quali sono le basi del battaglione. Nessun finanziamento esterno, a dispetto di chi, come i media russi, insinua eventuali finanziamenti provenienti dall’oligarca Kolomoyskij. Alcuni dei miei amici già a quel tempo faceva parte di Azov. Invece io ed i miei camerati per diversi motivi non riuscivamo ancora a raggiungere il battaglione e portavamo avanti la nostra piccola guerra nella nostra città Lugansk. Tutto ciò fino alla fine di maggio scorso, periodo in cui, ad essere sincero, il nome del battaglione non era sulla bocca di molti.
Nel frattempo, il giovane “Azov”, attraverso decine di cavilli burocrati, ottiene il riconoscimento ufficiale ed ottiene le prime armi, ma è ancora poco famoso. Nei circoli ristretti di ultras e di giovani con gli ideali giusti se ne inizia a parlare. Se ne parla come di un battaglione composto di ragazzi di spirito vicino al mio, composto da ragazzi comuni e camerati pronti per la nostra guerra. Fu allora che vidi il primo video di un’ azione seria del Battaglione Azov. Riconobbi molti miei amici pronti a cacciare via da Mariupol, una città di quasi mezzo milione di abitanti, quei figli di puttana.
In breve, il battaglione era formato da nazionalisti volontari con lo scopo di garantire la sicurezza nel settore M della regione di Donetsk.
In questo momento il reggimento conta 1000 combattenti, prevalentemente ucraini, ma con una componente di volontari provenienti dalla Russia, Bielorussia, Grecia, Francia, Italia e altri paesi europei che hanno a cuore la situazione dell’ Ucraina dell’Est. Al momento il reggimento dispone anche di un proprio reparto di artiglieria.
– Per cosa combatte “Azov”?
Se devo rispondere riferendomi ai motivi generali, Azov combatte per l’unità dell’ Ucraina e per la sua indipendenza. Se devo rispondere a questa domanda in modo più approfondito allora si può aggiungere che a parte i motivi generali che ci uniscono tutti, ognuno di di noi ha delle motivazioni personali. Siamo ragazzi normali, ci sono centinaia di altri ragazzi che, come noi, non sono nemmeno stati nel esercito, e di militari professionisti fino a poco tempo fa non ne avevamo. Per cosa combatte un ragazzo che fino a ieri stava nel parco con la fidanzata, o uno studente che ha abbandonato gli studi per venire a combattere con noi? O una persona come me che è dovuta scappare dalla propria città perchè il governo comunale si è venduto ai separatisti e adesso è ricercato solo perchè ha sempre amato e onorato la propria terra? Per mi si tratta della lotta per la mia terra. La lotta per garantire un futuro migliore ai miei figli. La lotta per il diritto di essere il padrone della propria terra. Una lotta che è iniziata molto tempo nella mia Lugansk, ancora nei periodi di pace. Una lotta che è iniziata nelle piazze, con i pugni, per difendere dai separatisti ucraini una ragazzina di 8 anni che, insieme con i suoi genitori, leggeva, ad una manifestazione pro-ucraina, le poesie in ucraino.
– Cosa ne pensate della situazione politica attuale in Ucraina?
Posso esprimere la mia opinione personale? Non mi piace il vertice attuale del governo, presidente compreso. Non riesco ad appoggiare e a comprendere una persona che mente pubblicamente giorno e notte, spargendo promesse vuote. In generale non è meglio di quello precedente. Questo perché, alla base, bisogna cambiare il sistema politico, non le facce. Ma dal punto di vista della situazione attuale, credo che si debba accettare che per il momento non abbiamo un altro presidente. Altra considerazione fondamentale da fare è che smuovere la barca che sta per affondare non vale la pena. Non sarebbe null’altro che un altro punto a favore del Cremlino. Un altra rivoluzione, un’ altra guerra in tutto il paese. Il caos. Non è questo il momento per farlo. Non è il momento di regalare all’Ucraina una storia terrificante da raccontare e di rendere ribelli tutti i suoi cittadini. Non è il momento di rendere Putin un eroe e di dipingere gli ucraini come coloro che hanno portato al disastro un paese. Per il momento bisogna combattere i nemici esterni, poi si dovrà pensare a quelli interni.
Qual è il vostro pensiero sull’ Ue?
Beh questa e’ una questione alquanto delicata. L’Ucraina deve essere libera ed indipendente per cui, qualsiasi decisione e’ solamente un passo per raggiungere questo obiettivo. Una mossa strategica, mai un punto di arrivo. Per cui, tante parole sarebbero sprecate.
By Taras