Milano, 23 Marzo 1919. Quella domenica c’era una leggera e piacevole pioggia primaverile; piazza Sansepolcro non era mai stata frequentata nei giorni festivi, ma chi passava per là notava un po’ più movimento del solito. Giampaoli e Meraviglia erano arrivati prima per controllare che tutto andasse per il meglio ma avevano trovato la piazza tranquilla, nonostante l’espressa intenzione delle Guardie Rosse di impedire tutto. Quel giorno, nessuno o quasi, si era accorto di ciò che stava accadendo, delle conseguenze che avrebbe avuto quell’avvenimento. In circa 300 risposero all’adunata, molti più delle aspettative. Attendevano nella sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale per sentire le parole di chi li aveva chiamati. Arditi, volontari e mutilati della Prima Guerra Mondiale, studenti, operai, commercianti, imprenditori, liberi professionisti, disoccupati, poeti, artisti, ex-interventisti, socialisti rivoluzionari, sindacalisti, anarchici, nazionalisti, futuristi, repubblicani, monarchici, qualche curioso e i soliti poliziotti in borghese: mondi non omogenei per la prima volta si incontravano, non per uno scontro, ma per unirsi inaspettatamente. Dopo alcune brevi presentazioni, prese la parola il direttore del Popolo d’Italia, Benito Mussolini ed espose i tre punti programmatici del movimento: erano lì per tutti i figli d’Italia caduti, mutilati e invalidi che avevano combattuto per la libertà; erano lì per rivendicare quelle terre di Istria e Dalmazia tolte in una vittoria mutilata; bisognava inoltre placare la situazione catastrofica in Italia e contrastare il Partito socialista. Programma innovativo ed assolutamente singolare. Così tra i presenti furono scelte 53-54 persone per fondare il nucleo dei “Fasci Italiani di Combattimento”, quello che è definito il Fascio “primigenio”, origine del PNF. In quella domenica cosi monotona eppure diversa furono gettate le basi per quello che è stato il più grande cambiamento politico, economico, sociale e culturale che abbia interessato sia l’Italia che l’estero. Nuovo significato fu dato alla politica: nasceva una politica d’azione che non implicava solo la mente, ma anche il cuore e le braccia. Mussolini così, a Sansepolcro, diede via a quella che fu definita la “terza via”: “Noi ci permettiamo di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di ambiente”. In seguito poi, il 6 giugno 1919, sul Popolo d’Italia fu pubblicato il Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento, che rimarcava ciò che fu già detto e aggiungeva numerosi punti, di cui alcuni molto innovativi per quegli anni. Si era fatta sera quando tutti uscirono dal palazzo, inconsapevoli di essere diventati protagonisti, in qualche modo, della storia italiana; alcuni divennero poi antifascisti, la maggior parte seguirono il duce fino alla fine. La riunione sancì la nascita del fascismo. Ed è a quella riunione, a quell’entusiasmo, a quella forza che dobbiamo ancor oggi tutto. Ancora oggi, e sempre, l’origine ed il motore delle nostre quotidiane battaglie.
“La più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee”.