“Il Viaggio” di Louis-Ferdinand Céline.

Descrivere un autore importante e discusso come Louis-Ferdinand Céline, riferendosi in generale alla sua carriera di scrittore e  di medico, sarebbe stata un’argomentazione ardua. Forte, infatti, è stato il dibattito circa i demeriti morali dell’uomo Cèline ed i meriti letterari dello scrittore Cèline. A partire dagli anni ’60, infatti, gli scritti cèliniani sono stati sottoposti ad approfonditi studi di carattere  linguistico, letterario e  psicanalitico. Nato a Courbevoie il 27 maggio 1894, Louis-Ferdinand Auguste Destouches, scrittore e medico, pubblica le sue opere letterarie, tra cui “Viaggio al termine della notte”, con lo pseudonimo di Céline, ereditato dalla nonna materna. Lo stile del romanzo, e in generale di tutte le sue opere, è caratterizzato dal continuo amalgamarsi di parole gergali (argot), di un straordinario linguaggio erudito e dal frequente uso di ellissi ed iperboli; ciò lo identifica come grandissimo innovatore nel panorama letterario francese. La maggioranza dei suoi libri origina da spunti autobiografici; Ferdinand infatti è il suo alter ego letterario. Ispirato dalle correnti culturali dell’epoca, come il modernismo e l’espressionismo, Céline è considerato uno dei più influenti scrittori del XX secolo, celebrato per aver dato vita a un rivoluzionario stile letterario destinato a modernizzare l’intera letteratura europea. Nonostante ciò non mancarono nei sui confronti gravi accuse antisemite, dovute alla pubblicazione di alcuni  pamphlet (“Bagatelle per un massacro” e “La scuola dei cadaveri”), da parte di quella “elitè” culturale europea che spinse lo scrittore ad emarginarsi sempre di più dalla “società civile” e suscitando “scandalo” per le sue prese di posizione patriottiche e nazionaliste. L’utilizzo dell termine “ebreo”  non maschera un odio insensato, ma intende portare l’attenzione sul fatto che i simboli più spietati della modernizzazione capitalistica fossero espressione della cultura materialista ebraica, come l’impero del denaro, la standardizzazione della vita quotidiana, la tecnocrazia, la burocrazia e la dicotomia tra le due superpotenze mondiali di quel tempo (America e Unione Sovietica) . Il personaggio Céline non potrà mai diventare simpatico a nessun lettore […] Tutto il suo dramma sta […] nella mancanza di equilibrio tra l’intelligenza piena della realtà e la sua resistenza morale» come afferma il critico letterario Carlo Bo. Il vero “scandalo” di Céline, che dura tuttora, è l’aver delucidato con maestria folle-letteraria tutto il suo stato angoscioso attraverso una totale abnegazione di se stesso e degli altri. Fu capace inoltre di affrontare, con estrema spregiudicatezza, la realtà umana nelle sue mille sfaccettature o meglio, come disse l’autore stesso, “cosi com’è”, decifrando in pieno la lunga notte dell’uomo. Céline, definendosi più volte un cronista di vita, aveva vissuto le esperienze più drammatiche della vita: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita nelle retrovie, l’ascesa drammatica di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell’Africa coloniale, la New York della “folla solitaria”, le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove si impegnò come medico per la povera gente entrando in contatto con una realtà disfacente sia morale che sociale. Totalmente nuovo, nel panorama francese ed europeo, è stato poi il modo insieme realistico e visionario, ma soprattutto “plebeo” con cui Céline riusci a trasfigurare in forma scritta i contesti di vita e sociali dell’epoca. Il principio è l’emozione, che da vita alla “vera vita”: di qui l’invenzione di un linguaggio figurato che sembra il parlare quotidiano, capace di dar voce alla tragicommedia del cosiddetto secolo della violenza. L.-F._Céline_c_Meurisse_1932 Tra le sue opere più importanti, “Viaggio al termine della notte” si impone come il romanzo che ha saputo meglio carpire e rivelare il nostro secolo; esso è un’esplorazione cupa e nichilista della natura umana e delle sue miserie quotidiane, un quadro preciso dell’umanità in cui spiccano la guerra, l’industrializzazione spasmodica, l’immigrazione verso le colonie, il lavoro disumano, l’alienazione metropolitana e la miseria delle periferie e delle coscienze. Le persone infatti vengono ormai descritte come apatiche e completamente funzionali alle macchine. Céline ,anche lui nichilista, sembra denunciare e gridare il proprio sdegno verso l’uomo e il misero destino della vita umana, ma, a differenza di Nietzsche, ad esempio, egli non propone dei valori nuovi da sostituire a quelli vecchi perché la sua rivoluzione si basa esclusivamente sul linguaggio e non sulla ricerca filosofica. Céline, partendo da un esasperato egoismo ed individualismo ha sempre rimarcato, nel corso degli anni, l’abisso che divideva gli altri scrittori da se stesso, accentuando quella sua originalità e autonomia che lo contraddistingueva dalla desolante schiera di pseudo-scrittori della cultura europea. Mentre gli scritti autobiografici recano all’interno la causa delle accuse di filonazismo, gli scritti medici portano all’attenzione il fenomeno del fordismo, attraverso la descrizione del lavoro come “campo di battaglia”. Cèline può pertanto considerarsi un precursore delle condizioni organizzative del lavoro odierno, spianando la via alle assicurazioni sociali. Fondamentale è una sua citazione: « Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato. »

Pubblicato da BloccoStudentescoNapoli

Il Blocco Studentesco è l'associazione studentesca di CasaPound Italia

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