Ricorre oggi il trentesimo anniversario della scomparsa di Konrad Lorenz: considerato il fondatore dell’etologia moderna e mentore dell’ecologismo, Lorenz pubblicò numerose opere che gli valsero svariati riconoscimenti ufficiali che culminarono, nel 1973, con l’assegnazione del premio Nobel per la medicina e la fisiologia.
La nascita dell’interesse verso il mondo animale da parte dello studioso austriaco trova sicuramente origine negli anni della fanciullezza. Già da bambino infatti egli nutriva un profondo legame verso il mondo animale tanto che, in seguito a incessanti richieste ai genitori, riuscì a ricevere un pulcino d’anatra. Questo animale permise al giovane di sviluppare e approfondire un interesse e un’empatia verso la natura che lo accompagneranno per tutto il corso dell’esistenza dirigendone sforzi e ricerche. Passione che egli condivise fin da quegli anni con Margarethe Gebhardt, una vicina di casa poco più grande di lui, con la quale convoglierà a nozze nel 1927, stesso anno in cui, proprio su suo sprono, pubblicherà Osservazioni sulle Taccole, opera inizialmente concepita come semplice raccolta di appunti personali.
L’anno successivo Lorenz conseguì la laurea in Medicina presso l’Istituto di Vienna – facoltà che aveva frequentato per assecondare il volere del padre -, e, sempre qui, iniziò prima ad esercitare come assistente alla cattedra di Anatomia, e, poi, svolse degli studi in zoologia completandoli, cinque anni più tardi, con la seconda laurea.
In questo periodo all’Università di Vienna ebbe finalmente l’occasione di perseguire la propria passione e di focalizzarsi sullo studio del comportamento animale. Proprio a questo periodo risalgono lungimiranti opere – tra le quali spiccano senza dubbio Armi e morale negli animali e Sulla formazione del concetto di istinto – nelle quali darà notevoli impulsi nel progresso in ambito etologico, specialmente per quanto concernente l’imprinting animale (vale a dire l’apprendistato da parte dei piccoli mediante l’osservazione dei comportamenti degli adulti) e l’aggressività.
Lo studioso austriaco fece infatti delle importanti considerazioni in merito all’aggressività animale e umana: egli sosteneva che questa fosse una caratteristica intrinseca dell’uomo così come dell’animale e non dunque una mera manifestazione di un disagio sviluppato in luogo di situazioni o contesti vissuti dal singolo individuo.
Per Lorenz le specie viventi erano pertanto naturalmente aggressive e questa caratteristica tendeva ad aumentare tramite la competizione con gli altri individui maschi della stessa specie. Al contrario, lo scienziato reputava che la pratica sportiva fosse utile a farla scemare gradualmente.
Sempre di questo periodo è altresì l’analisi delle relazioni umane e della capacità dell’uomo di sviluppare mezzi atti a distruggere i propri nemici: in questo processo di sviluppo bellico a farne le spese non è, per l’etologo, solo l’antagonista umano, bensì la natura stessa, minacciata e devastata per meri interessi capitalistici.
Da questo è facile comprendere il motivo per il quale Lorenz abbia preso parte, soprattutto negli anni ‘60 e ’70, nonostante la non più giovane età, a manifestazioni contro l’utilizzo delle armi nucleari. Il suo impegno va inteso dunque come un’avversione a quel processo autodistruttivo dell’essere umano che, andando contro le proprie attitudini naturali – da intendersi come quelle più rette -, è portato da un dilagante marxismo culturale e da logiche di profitto, a concorrere con i suoi simili per il conseguimento di premi e primati puramente materialistici.
Appaiono dunque assolutamente fuorvianti quelle interpretazioni che vorrebbero accostare Lorenz alla stregua di un qualunque hippie dell’epoca o, peggio ancora, al pari di un qualsiasi pseudo animalista odierno.
Per l’austriaco, così come per tutti gli altri aspetti della vita di una specie, anche l’abbrutimento della massa è da intendersi come un fenomeno comune tanto al mondo degli uomini quanto a quello degli animali: è d’altronde l’essere umano eticamente più basso che tende a riprodursi in numero maggiore e a procurare danni all’intero sistema naturale, così come accade per gli esemplari puri di oca selvatica che rischiano di essere sopraffatti dal crescente numero di oche domestiche.
È dunque per evitare l’addomesticamento – che per quanto concerne gli uomini si può leggere come imborghesimento – che egli sosteneva la necessità dell’eugenetica come principio necessario all’innalzamento della natura tutta.
Queste sue teorie, di certo contrastanti con i principi egualitaristici tanto in voga negli ultimi anni, assieme alla volontaria e mai rinnegata militanza nel Partito NazionalSocialista dei Lavoratori Tedeschi, gli sono costati solo pochi anni fa, e precisamente nel 2015, il dottorato Honoris Causa che l’Università di Salisburgo gli conferì nel 1983.
Difatti l’Università, ha reputato corretto ritirare il titolo per gli “scomodi” rapporti che Lorenz ebbe con il governo NazionalSocialista. La nota stridente di questa pietosa vicenda è stata il fatto che tali relazioni non siano mai state un segreto e non abbiano mai rappresentato una discriminante per il riconoscimento di titoli ben più blasonati, come il già citato Nobel del 1973.
Si è dunque cercato, anche nel suo caso, come accaduto per tante altre illustri personalità, di screditare non solo l’uomo ma anche lo studioso, con lo scopo di fare un processo alle idee. Un’operazione che risulta visibilmente fallimentare – oltre che vile – perpetrata verso chi ha avuto la “colpa” di essere sempre stato, – per citare le parole che lo stesso Lorenz utilizzò nel richiedere l’ammissione al Partito – «Come pensatore e scienziato tedesco, […] al servizio del pensiero NazionalSocialista».
Cioppi Cioppi