Da oramai 25 anni, a Parigi, ogni 9 maggio si compie il rituale del presente che, ogni anno, fa risuonare il nome di Sébastien Deyzieu in Rue Des Chartreux, quella strada dove il giovane militante dell’Œuvre Française trovò la morte nel 1994.
Quella di Sébastien è una storia forse poco nota ai più ma che colloca il giovane militante di 22 anni in quel pantheon di eroi che, caduti sotto i colpi dei servi dello stato, marciano al nostro fianco ogni giorno nelle manifestazioni, nei banchetti e nelle affissioni che scandiscono l’incedere della nostra lotta al sistema.
Il 7 maggio 1994 fu indetta dai vari gruppi nazionalisti parigini, tra cui spiccavano il GUD – Groupe Union Defense –, e il Jeunesses Nationalistes Révolutionnaire, una manifestazione per protestare contro le ingerenze statunitensi in Europa in occasione dell’avvicinarsi delle commemorazioni per i 50 anni dell’invasione di Parigi da parte delle truppe Alleate, avvenuta il 9 giugno 1944. I diversi movimenti chiamarono dunque a raccolta camerati non solo da Parigi ma anche dal resto della Francia con un volantino che, con l’emblematico titolo di «Bienvenue aux ennesi de l’Europe» – «Benvenuto ai nemici dell’Europa» ndr – dava a militanti e simpatizzanti appuntamento alle ore 17 in Place Denfert-Rochereau, situata nel XIV arrondissement.
I militanti nazionalisti, arrivati da ogni parte del paese, si radunarono già dal mattino presso il locale La Libraire e qui giunse loro la notizia che il prefetto della polizia aveva appena ritirato il permesso per lo svolgimento dell’azione dimostrativa. Questa decisione arrivò evidentemente su pressione del Ministro degli Interni, Charles Pasqua, storico gollista del centro-destra, che in gioventù si era schierato con la resistenza francese per contrastare i tedeschi e che, anche durante il suo mandato ministeriale, aveva sempre espresso posizioni filo sioniste e filo americane.
Ciò tuttavia non intimidì gli attivisti che scelsero di aggirare il divieto pronti, se si fosse rivelato necessario, a fronteggiare gli ingenti schieramenti della polizia dislocati per impedire il raduno.
I militanti nazionalisti decisero dunque di darsi appuntamento ai Giardini di Lussemburgo, nel VI arrondissement, per recarsi compattamente presso la piazza adibita al concentramento. Qui tutti, riuscendo abilmente a sfuggire a fermi e controlli delle forze di polizia, decisero di raggiungere il luogo prefissato alla manifestazione utilizzando la metropolitana, scendendo alla fermata limitrofa all’omonima piazza di Donfert-Rochereau. Una volta giunti i giovani nazionalisti trovarono alcuni agenti della polizia e della gendarmeria, anche in borghese, che, alla loro vista, chiamarono i rinforzi. Questi sopraggiunsero in brevissimo tempo, arrivando a soverchiare dopo poco il numero degli attivisti presenti in piazza.
In breve il clima divenne dunque molto teso con i nazionalisti che, circondati da poliziotti in assetto antisommossa, si videro provocati dagli agenti che speravano in una reazione che avrebbe giustificato l’uso della forza. Ovviamente i militanti, consci della strategia delle forze dell’ordine, cercarono di mantenere la calma ma, improvvisamente la polizia diede il via a delle cariche e iniziò a fermare e ad arrestare molti attivisti. Alcuni piccoli gruppi di nazionalisti riuscirono però ad uscire dall’accerchiamento e si recarono in direzione dell’Università Panthéon-Assas nel tentativo di sfuggire all’arresto. La sede dell’ateneo, situata in Rue D’Assas, era infatti una roccaforte del GUD che specialmente in quel periodo si era posto alla testa delle numerose manifestazioni studentesche che avevano contraddistinto un autunno di forti contestazioni.
I poliziotti inseguirono questi militanti fermandone e arrestandone a decine. Proprio tra queste schiere si trovava Sebastién che, provando ad evitare il fermo della polizia, cercò riparo in un palazzo al civico 4 di Rue des Chartreux. Gli agenti lo inseguirono anche all’interno dell’edificio. Ciò che avvenne nello stabile rimarrà probabilmente per sempre un mistero. Si sa solo che, improvvisamente, Sébastien venne lanciato dal tetto dell’edificio o da una finestra tra il quarto e quinto piano. Il ragazzo venne immediatamente trasportato in ospedale dove trovò la morte solo dopo due giorni di agonie, il 9 maggio.
Nel frattempo il resto dei militanti, ancora radunati in piazza, continuò a lanciare cori e ad innalzare al cielo le insegne con il tricolore francese e con le croci celtiche ignaro di quanto fosse accaduto al loro fratello a poche centinaia di metri. Solo al termine della giornata seppero dunque di quanto accaduto.
Tutti gli arrestati, che quel giorno furono circa 110, al termine della manifestazione furono immediatamente rilasciati senza riportare ripercussioni legali.
Anche questa sera dunque, come accade ogni anno da quel fatidico 9 maggio, con il rito del presente migliaia di militanti nazionalisti e della destra radicale di tutta Europa giungeranno in Rue Des Chartreux, per rispondere alla chiamata del suo nome con un solenne «Present!» che vuole essere una promessa, un giuramento, di proseguire quella lotta per la quale un ragazzo di soli 22 anni ha immolato la propria vita.
Cioppi Cioppi