Enrico Toti nasce a Roma, il 20 agosto 1882. Appena quattordicenne s’imbarcò in diverse navi, diventando elettricista scelto, successivamente iniziò a lavorare come fuochista per le ferrovie italiane. Tre anni dopo, a causa di un incidente con una locomotiva, perse la gamba sinistra e per i problemi che derivano della sua menomazione, perse suo malgrado anche il posto di lavoro. Nonostante ciò non si perse d’animo e continuò a coltivare le sue passioni, continuò gli studi interrotti da ragazzino, e si cimentò nell’invenzione di oggetti per la vita quotidiana: da uno spazzolino protettore per biciclette a una benda per cavalli, cimeli regolarmente brevettati e tuttora custoditi presso il museo dei bersaglieri a Roma.
Un’altra passione che Toti coltivava, era viaggiare. Con la sua bicicletta, che aveva modificato per poterla portare con una sola gamba, intraprese nel 1911 un viaggio che lo portò prima a Parigi, dove dovette fronteggiare anche i problemi finanziari che lo affliggevano, proseguendo poi per la Finlandia, la Russia e la Polonia, e infine ritornando a Roma nel giugno 1912.
Oltre alla passione per i viaggi e la sua grande volontà d’animo, nutriva forti sentimenti patriottici, che lo portarono ad arruolarsi nel primo mese di guerra del 1915, presentando 3 domande che vennero talvolta rifiutate per la sua menomazione, ma riuscì infine ad arrivare al fronte raggiungendo Cervignano del Friuli, rendendosi subito utile nelle retrovie con la sua fedele bicicletta.
Lo stesso Duca D’Aosta si interessò alle sue eroiche prestazioni sul campo di battaglia e con il suo aiuto Toti entrò nel Terzo Battaglione Bersagliere Ciclisti, venendo schierato in prima linea. Fu sempre tra i primi all’assalto delle trincee, e un giorno mentre si tentava la conquista di un’altra fortificazione Astro-Ungarica, venne colpito tre volte. Poco prima di morire egli gettò la sua stampella verso i suoi nemici e disse “non moro io”, incitando nuovamente e con fervore i suoi compagni a proseguire l’attacco.
Oggi Enrico Toti è uno dei simboli italiani della prima guerra mondiale, per il suo valore, il coraggio e la voglia di non mollare mai. La sua salma si trovava a Monfalcone, successivamente però scelsero di trasferirla nella sua città natale, Roma, dove lì ricevette un partecipatissimo e solenne funerale.
Oggi ricordiamo Enrico Toti come un eroe patrìo, che ancora ai giorni nostri, in una generazione che è priva di coraggio, vive nelle piazze e nelle strade di tutta Italia.
Scrisse di lui il suo Comandante nell’agosto del 1916: “Nelle giornate di combattimento rendeva servizi preziosi ai combattenti, ma dove si mostrò instancabile è stato nel parlare di amor patrio ai bersaglieri”.
Mirtilla