Un immediato e costante cambiamento del tutto nel tempo: velocità.
Questo il Dio unico e assoluto del futurismo, nato nell’epoca dove il montaggio a catena, le automobili, gli aerei… etc muovevano i primi passi, quando le più imponenti civiltà dell’Europa si preparavano per quella guerra che canterà la denominazione di Grande, dove tutto ciò che era, e tutt’oggi è, per definizione vecchio (monarchia, chiesa, capitalismo… etc) poggiava il proprio didietro sui troni del potere, era opposto a una rabbia coscienzioso e argomentata dal meglio dell’intelletto Italiano ed Europeo dell’epoca. Di fatto il semplice affermare che Filippo Tommaso Marinetti abbia “creato” il Futurismo è un errore, egli l’ha tratto dall’anima ardita ed anticonformista della gioventù Europea, tramutandola in Arte. L’arte Futurista ha l’arroganza di arrecarsi il diritto di rappresentare non il volgare e tediante presente, il cui unico scopo è di permettere l’esistenza del Futuro, ma di rappresentare, cantare, narrare, gustare… etc l’invisibile in quanto ancora non è. La stessa nascita del Futurismo è un simbolo di arditismo e goliardia, difatti si dice che per far pubblicare il manifesto del futurismo su Le Figarò (20 febbraio 1909), Marinetti sedurrà la giovane figlia del direttore del giornale (riuscendo egregiamente nell’intento).
Per quanto l’urlo di gioventù espresso dal movimento con “l’invito a bruciare i musei e le chiese” o l’affermare che “non v’è più bellezza se non nella lotta” abbia scosso non poco il panorama reazionario Europeo, le prime opere presentate al pubblico non possono vantare grande successo. Basti pensare che nel 1910 la prima della rappresentazione teatrale (composta da Marinetti il 1910) Il re Baldoria, riceverà fischi e insulti da tutto il pubblico in sala. Ma sotto un certo punto di vista questo fallimento è stata la vera vittoria dell’opera, alla fine era ovvio che la classe antiquata, accademica e morente di intellettuali resti offesa e disgustata da un movimento il cui obiettivo principale è quello di distruggerla. Difatti lo stesso Marinetti salirà sul palco urlando: “Ringrazio gli organizzatori di questa fischiata che mi onora profondamente”. Ma il disgusto è solo l’inizio: quello stesso anno l’artista pubblicherà il romanzo Mafarka il Futurista, dove si narrano le avventure di un re africano che sogna di governare tutta l’Africa, facendosi strada tra massacri e stupri di massa. L’opera viene accusata di oltraggio al pudore e per questo censurata, ma sono innumerevoli gli intellettuali che restano affascinati dal movimento e si uniscono alla crociata Marinettiana fin dalla sua nascita: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Aldo Palazzeschi… etc.
Oltre il dissacramento e l’oltraggio il Futurismo dispone di un altro carattere per portare scandalo: la violenza. Non per niente era abitudine prendere a pugni i critici troppo severi, o fare passeggiate in vicino le sedi dei comunisti per delle sane, arditissime mazzate. Il fine non è una goliardica e giovanile scazzottata di strada, no, si parla di un sacrificio di sangue che possa dare il via alla totale industrializzazione del paese, rendendo gli uomini un’unica grande entità spirituale individuata nella Patria, nonché il modo per liberare l’Europa intera dal passatismo che la affligge: e nel 1914 questa occasione giunse con la Grande Guerra. Il Futurismo fu l’avanguardia dell’interventismo, perché ciò coincideva con lo scopo di rendere gli uomini partecipi di qualcosa più grande di loro, risvegliare in essi il senso di dover difendere quel qualcosa dal male del mondo è l’atteggiamento ardito che più di ogni cosa volevano i futuristi, lo stesso Marinetti affermò che la guerra è l’unica igiene dell’uomo.
Dopo il Conflitto nel 1918 il Futurismo avrà una mutazione che viene generalmente definita Secondo Futurismo, è l’anno di nascita del Movimento Politico Futurista, qui il movimento vuole rendere quella protesta portata avanti con atteggiamenti goliardico che sfiorano l’anarchia, una proposta di cambiamento sociale. Tra le varie proposte è possibile ricordare: l’abolizione del matrimonio, della polizia e delle carceri, l’istituzione di un governo tecnico (una sorta di pre-corporativismo), stipendi ai combattenti e parità dei sessi in lavoro e politica. È assolutamente corretto affermare che le proposte, così come tutta la vita del futurismo, siano forme di proto-fascismo, ancora una volta Marinetti ne darà conferma nel 1924: “Il Fascismo nato dall’interventismo e dal futurismo si nutrì di principi futuristi”, e lo stesso fu detto da Benedetto Croce: “per chi abbia il senso delle connessioni storiche, l’origine ideale del fascismo si ritrova nel futurismo”. Tutto ciò basterebbe a tralasciare anche che Marinetti partecipò quel famoso 23 marzo 1919 alla fondazione dei Fasci di Combattimento a piazza San Sepolcro.
Oggi noi del Blocco Studentesco continuiamo a guardare al Futurismo come ciò che è stato: un’irrefrenabile e goliardica forza spirituale che guarda dove a Marinetti, Boccioni, Carrà, Mussolini e a noi più interessava e interessa: Il Futuro.
Gabbo