H.P. Lovecraft è giustamente annoverato, tra i pochi aventi diritto, nella lista degli autori “classici” della letteratura americana, insieme a Jack London, Miller, Salinger ec… Nei suoi racconti si può trovare un’avvolgente presenza del macabro e del gotico alla quale il lettore non può far altro che sentirsi parte integrante della storia, vivendo una coinvolgente esperienza dove l’atmosfera di qualsiasi suo romanzo ha fatto rivivere nei lettori tutte le inquietudini e le paure del mondo moderno.
L’amore per il macabro è una compagnia che sarà parte fondamentale nella vita di Lovecraft sia come scrittore che come persona, questo interesse nasce dal rapporto diretto che l’autore ha potuto sperimentare con questo mondo sin da bambino. Nato nell’agosto 1890 a Providence, Howard Philips Lovecraft passerà l’infanzia in un contesto familiare oppressivo e turbolento: suo padre, Winfield Scott Lovecraft, venne portato in un ospedale psichiatrico per comportamenti schizofrenici quando suo figlio aveva solo 4 anni, morirà in quella struttura quando il piccolo Howard avrà 8 anni. Per l’assenza e la prematura scomparsa del padre, occuparsi di H. P. sarà compito di sua madre, Sarah Susan Philips, di sue due zie e dei nonni materni. La madre manterrà per tutta la vita del figlio un atteggiamento iperprotettivo nei suoi confronti, fino a obbligarlo a non uscire di casa. In questi anni Lovecraft esprime interesse per le prime letture gotiche, anche grazie all’immensa biblioteca del nonno, tra cui gli scritti di Edgar Allan Poe, padre del genere horror, di Jules Verne, che lo fecero appassionare alla chimica, nonché le fiabe dei fratelli Grimm. Grazie alla nonna si appassiona all’astronomia, e già intorno ai 10 anni può vantare una cultura media notevolmente superiore rispetto ai suoi coetanei. Sin da quell’età si prodiga nella scrittura di poesie e testi e talvolta li manda anche a riviste del settore. In quegli anni purtroppo Lovecraft perderà anche sua nonna, nel 1904 invece sarà la volta del nonno, figura paterna e chiave di volta di tutta la famiglia ristretta; la loro scomparsa non provocherà solo danni psicologici a Howard (il quale soffriva già di esaurimenti nervosi, e nevrosi), ma anche economici a tutta il nucleo familiare, in quanto era il padre della madre l’unico ad avere delle entrate con la sua attività terriera.
A causa dei sempre più frequenti esaurimenti nervosi e gli incubi, Lovecraft decise di abbandonare gli studi nel 1908. Tuttavia non perde la sua passione per la poesia e continua scrivere liriche fino a quando non viene pubblicata la sua prima composizione su un giornale locale grazie alla quale verrà notato da molti autori dilettanti. Nel 1915 inizia a dedicarsi alla revisione di manoscritti altrui, unico lavoro che manterrà per tutta la vita, dando inizio a la sua vastissima rete di corrispondenza con scrittori di fama. Nel 1917 gli Stati Uniti entrano nella prima guerra mondiale e Lovecraft tenta di entrare volontario nell’esercito, non verrà ammesso per motivi di salute poiché oltre a problemi di nevrosi, ha anche ripetuti mal di testa dovuti ad una caduta subita anni prima che gli creano disturbi nella concentrazione. Ma dopo la morte della madre nel 1921, figura onnipresente nella sua “vita precedente” che gli ha creato ansie che lo hanno portato alla chiusura individuale, Howard cambia totalmente abitudini, si dedica a conferenze, letture dei suoi testi in pubblico e innumerevoli altre attività un tempo impensabili per lui. Anni dopo nel 1928, dopo essersi sposato e aver divorziato con Sonia Greene, dopo un periodo passato a scrivere un racconto per Houdinì a New York, dopo un periodo di forte depressione, e dopo una lunga serie di corrispondenze con numerosi amici scrittori, arriva la stesura finale de “Il richiamo di Cthulu”. Il racconto riscuote un successo tale che l’intera produzione successiva di H. P. verrà proposta dagli editori come continuo del “ciclo narrativo” dell’antico essere. Lovecraft ottiene fama e diviene un nome per tutti gli appassionati del genere horror ma purtroppo solo post morte, difatti egli passerà tutta la sua vita nella povertà e in numerose difficoltà economiche, riuscendo a sopravvivere solo grazie al suo lavoro di revisore letterario. Successivamente pubblicherà con difficoltà altre opere importanti, come “Charles Dexter Ward, colui che sussurrava nelle tenebre, L’abitatore del buio”. Quest’ultimo pubblicato nel 1933 sarà l’ultimo lavoro stampato di Lovecraft il quale deciderà di non proporre più opere ad alcuna casa editrice, a causa dei numerosi rifiuti a cui veniva sottoposto di volta in volta.
Negli anni Lovecraft, nonostante la sua fragilissima condizione economica, non mancherà di entrare nel ciclone anti-marxista di cui era, ed è tutt’oggi, fondamento il sistema americano. Ma la critica Lovecraftiana al socialismo è di ben altra natura, il suo non era il sogno dell’individualismo liberale dove vince chi ha come unico Dio il profitto, Lovecraft sognava una società basata su un elitè culturale che possa guidare il popolo, che si preoccupi delle condizioni delle classi meno elevate, a differenza del sistema economico capitalistico che a dire dell’autore si preoccupa solo ed esclusivamente del proprio profitto personale. Questa aristocrazia era per lui fondamentale, in un mondo dove le incertezze dovute alla Grande Depressione non facevano che aumentare e mietere sempre più vittime, e l’ignoto stava consumando l’uomo del XX secolo, che si sentiva come nei suoi racconti, inconsapevole personaggio di un destino terribile.
Lovecraft muore il 15 marzo 1937 a Providence, a causa di un cancro all’intestino che gli venne diagnosticato pochi giorni prima. Sulla sua tomba venne eretta una lapide nel 1997 da un gruppo di fan, vi si può leggere il nome del defunto con le date di nascita e morte, e l’iscrizione “I AM PROVIDENCE”, citazione di una lettera di Howard. Io sono Providence, la città che lo aveva messo al mondo, che gli aveva dato e tolto il padre non una ma due volte, che lo ha sottoposto alle più turbolente realtà fin dall’infanzia, eppure ovunque egli sia andato alla fine è sempre lì che è tornata, la macabra terra che ha ispirato in lui ogni racconto, rifugio di tristezza dall’orrore del mondo, una casa tremenda che è l’abitazione perfetta per il padre dell’inquietudine.
“Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c’è netta distinzione tra il reale e l’irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo”.
Olmo
