DURARE! Ricordando Mario Sironi

Di Federica – L’Uroboro Cava de’ Tirreni

Nato a Sassari nel 1885, Mario Sironi proviene da una famiglia di artisti: nonno materno a scultore e scienziato, padre ingegnere, madre cantante e sorella pianista. Segui la vena artistica di famiglia: in gioventù si trasferì presto a Roma dove maturó i suoi studi culturali e approfondí musica, letteratura, disegno. Gia nei suoi studi possiamo leggere le affinità con l’ idea di cui da ragazzo si innamorerà: legge Schopenauer, Nietzsche, Leopardi, ascolta e suona Wagner.
Durante i suoi corsi frequentó gli artisti Boccioni, Severini, Balla, assieme ai quali si avvicina al Futurismo.
Allo scoppio della guerra si arruola ai volontari ciclisti di cui fan parte anche Boccioni e Marinetti. A dicembre firma il Manifesto Futurista ‘ L’ orgoglio Italiano”. Riprende a combattere nel Genio civile e resta in prima linea fino al 1918 quando, in vista delle sue qualità artistiche, viene spostato all’ ufficio propaganda dove collabora con la rivista di trincea.
Nel 1919 rientra a Roma e partecipa alla Grande Esposizione Nazionale Futurista, dove espone principalmente tematiche guerresche. Le sue opere erano però già pervase dalla metafisica e al contempo dà vita ai primi paesaggi urbani. Inizia a partecipare alle riunioni del Fascio Milanese con Marinetti. Le sue opere sono caratterizzate da forme molto squadrate, colori minimali e spessori sontuosi, sia quando ritrae l’ uomo sia nei paesaggi. Ritrae il senso della fatica, del lavoro, della forza; ritrae il contatto tra uomo e natura in collaborazione e raffigura corpi scultorei ed imponenti di stampo Classico, sottolineando, in perfetta concordanza con la visione antropologica del suo ideale, la perfezione dell’ uomo.
Raffigurò anche le innovazioni industriali e tecnologiche del Ventennio, risaltando la monumentalità e la gloriosita di grandi macchinari e di palazzi fascisti.
Dal 1922 al 1945 fu il principale illustratore del “Popolo d’ Italia”, il quotidiano del Duce e fu quindi il principale promotore e propagandista dello stile fascista.
Sull’ importante quotidiano non mancheranno pesanti ed esplicite caricature degli antifascisti dell’ epoca.
Nel 1922 fondó con Bucci, Dodreville, Malerba, Marussig e Oppi “Il Novecento”, movimento costituito da artisti provenienti da correnti tutte diverse ma legati dal senso comune di “ordine”, dal gusto per la classicità e la purezza delle forme, di un ritorno alla tradizione distaccandosi dagli eccessi degli avanguardisti troppo estremi.
Nel 1943,Sironi aderì anche all’ RSI.
Negli anni 30 inizio a dedicarsi sempre di più alle grandi decorazioni, come la carta del Lavoro per il ministero delle corporazioni a Roma o le due grandi tele “il lavoro nei campi”e “il lavoro in città” per il palazzo del lavoro a Bergamo.
Nel 1932 disegna due altorilievi per la Casa dei Sindacati Fascisti a Milano e nel 1933 alla V Triennale convoca i migliori artisti italiani a realizzare decorazioni monumentali.
Nella seconda metà del 900 realizza l’affresco “l’ Italia tra le Arti” nell’ Aula Magna dell’ università della Sapienza a Roma che, negli anni 50, dopo la caduta del regime, fu coperta poiché contenente simbologie fasciste.
Ciò che più rendeva l’artista un futurista per eccellenza, in senso lato, è proprio la sua pittura murale: Sironi riteneva molto più vicina al popolo la pittura murale poiche pubblica, rivolta a tutti e visibile da chiunque, piuttosto che la pittura su tela destinata ad essere esposta e visitata da pochi. Non amava il concetto che un’ opera fosse “posseduta” dal singolo collezionista, voleva che raggiungesse e completasse il suo scopo, ossia la comunicazione e la libera espressione.
La pittura murale s’incontra per le strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro; osservatori ed artisti sono cosi soggetti al doversi rapportare a temi alti e potenti, doveva raggiungere quante più menti possibili e toccare le corde giuste.
Egli ha creduto nel fascismo come crescita dell’ Italia nella dimensione monumentale che lui ha rappresentato. Fa capire che il fascismo ha investito nelle arti con risultati che hanno portato a punti molto alti e significativi. In epoca fascista ha mostrato la forza di una Nazione in maniera drammatica e intensa, e in epoca post-fascista ha saputo rappresentare altrettanto la tragedia umana, lasciando trasparire un turbamento intrinseco in chi, come lui, si vede crollare il mondo addosso quando tutto ciò in cui credeva era finito.
Oggi, in occasione dell’ anniversario della sua morte, possano le sue opere essere di monito per un Paese che, in democrazia, ha limitato e censurato ogni possibile fonte di espressività che ha ammutinato ogni artista che non si sia voluto piegare al pensiero unico globale e perbenista fino al malsano e che abbia tentato di mettere in luce le proprie verità, di esprimere le proprie prospettive.
Va preso esempio dalla lungimiranza di un artista che ha saputo guardare oltre la materialità e all’ egoicità celate dietro ad una tela rinchiusa a prendere polvere al buio da qualche parte, e soprattutto va tenuto presente e ricordato che un artista non muore mai fisicamente solo e soltanto se restano vive le sue opere ed il loro senso.

Pubblicato da BloccoStudentescoNapoli

Il Blocco Studentesco è l'associazione studentesca di CasaPound Italia

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