Almerigo Grilz nasce a Trieste l’11 marzo del 1953, ed è stato un giornalista, grafico, politico italiano, inviato di guerra del tutto indipendente.
A 35 anni dalla sua scomparsa, possiamo dire che è stato un personaggio scomodo. Scomodo, perché è stato dirigente del Fronte Della Gioventù, movimento giovanile dell’allora Movimento Sociale Italiano, per poi diventare Consigliere Comunale a Trieste. Tanto basta per i soliti noti per gettare quanto c’è di buono nel dimenticatoio, cercando di seppellire anche il suo ricordo.
Durante la sua carica di Consigliere, alla fine degli anni ’70, si iscrive all’Albo dei giornalisti, come pubblicista e inizia a collaborare con ”Dissenso”, giornale mensile che era un organo del Fronte Della Gioventù. In questo periodo che alterna la vita politica con il lavoro decide di fondare il “Centro Nazionale Audiovisivi”.
I suoi servizi parlano dei grandi conflitti che di quegli anni, iniziando dal Libano, dove si interessa ai Cristiano-Maroniti. Poco dopo deve smettere perché viene chiamato alle armi e deve sottoporsi al servizio militare di leva; Impegno che non gli impedisce di laurearsi, in un secondo momento, in giurisprudenza. Ritornato dal servizio di leva, si rimette subito a lavoro partendo per l’Afghanistan, in lotta contro l’Armata Rossa e poi il Libano che lottava contro l’invasione israeliana nel 1979. Racconterà anche i conflitti della minoranza etnica del Karen, in perenne conflitto con l’esercito Birmano. Questi servizi faranno il giro del mondo e verranno acquistati anche da NBC e France 3.
Negli anni 80 lasciata la politica si dedica pienamente al giornalismo. I suoi servizi appaiono su varie testate per la maggior parte straniere come il Sunday Times;
lavora raramente per i giornali italiani e quando lo fa usa uno pseudonimo, perché i politicamente corretti.
Come accadeva spesso in quei tempi per i personaggi non allineati, gli fu messa l’etichetta di Fascista, etichetta indelebile per i suoi anni di militanza e come Consigliere Comunale missino, che gli precludeva la notorietà al di là dell’esclusiva e della qualità dei suoi servizi.
Per continuare a fare il suo lavoro, purtroppo, doveva farlo nell’ombra.
Nel 1983 fonda, insieme a Gian Micalessin e Fasto Biloslavo, con i quali aveva già condiviso la militanza politica, l’agenzia giornalista Albatross Press Agency. L’agenzia ebbe un discreto successo vendendo i suoi servizi, sia fotografici che visivi, ad agenzie internazionali, in particolare ad a quelle anglosassoni. In Italia i loro servizi appaiono su giornali come Panorama, Il Messaggero e in onda sul Tg1, che gli incaricarono altre reportage e la realizzazione di documentari sulle elezioni filippine del 1986.
Il 19 maggio del 1987, in Italia e nel mondo, si viene a conoscenza della morte di Almerigo, il primo giornalista italiano ad essere caduto su un fronte di guerra dopo la Seconda Guerra Mondiale. Muore a 34 anni, nella città di Caia, in Mozambico. Viene colpito da un proiettile vagante mentre è impegnato a riprendere un combattimento tra nazionalisti della Renamo contro i comunisti e filo-sovietici del Frelimo. La notizia della sua morte arriva in Europa dopo diversi giorni sul Sunday Times, giornale con il quale aveva spesso collaborato, con un articolo pienamente dedicato al reporter.
In Italia l’unico a ricordare Almerigo è stato Paolo Frajese, giornalista del Tg1. Come mai tanta indifferenza anche alla morte di un giornalista italiano ed internazionale? Semplice: per riprendere una frase della canzone del gruppo musicale DDT (Dodicesima Disposizione Transitaria) a lui dedicata : “…Non ti hanno perdonato quegli anni da Fascista.”
Per Almerigo è stato scritto anche un libro illustrato, con i disegni di Francesco Bisaro e edito da Altaforte Edizioni: “Almerigo Grilz – Avventure di una vita al fronte.”
Vittima non solo dei ribelli che l’hanno ucciso, Almerigo è caduto anche difronte all’ ipocrisia della stampa mainstream, denigrato anche nel suo non-ricordo.
Noi ricordiamo con fierezza la figura di Almergigo,uomo, un camerata un lavoratore e un giornalista, che si è dedicato in gran parte della sua vita a raccontare, con coraggio, scenari di guerra praticamente sconosciuti.
Steiner
