Chi era Giovanni Gentile? Tralasciando nello specifico la sua biografia fu il nostro ministro della pubblica istruzione durante l’epoca fascista, sommo esponente della filosofia mondiale e precursore del concetto di italianità. Oggi, in virtù della profonda crisi nazionale, Gentile non potrebbe essere più attuale. Gli italiani non si son fatti. Questo non è il luogo né il momento appropriato per dilungarci sulle varie motivazioni sia storiche e sociali, che impedirono al nostro popolo di possedere quella coscienza nazionale di cui essere fieri; è sufficiente dire che il filosofo, nella sua infinita saggezza, sviluppò un programma educativo il cui fine era forgiare, attraverso una nuova concezione di scuola, un vero spirito nazionale negli studenti: l’ESSERE ITALIANI. Fu proprio per questo che venne varata nel 1923 la riforma Gentile, definita dal Duce come “La più fascista delle riforme”. Rappresentava la riconsacrazione del nostro grande passato con l’attuale presente e nel loro unirsi ed auto-superarsi a vicenda grazie a quella meravigliosa forza che è lo SPIRITO UMANO, mai immobile nel suo divenire e che si realizza nella più assoluta libertà. E’ in questa logica di pensiero che Giovanni Gentile idealizza un nuovo caposaldo della cultura occidentale. Sbaraglia così la vecchia concezione dialettica del mondo, che da Aristotele in poi, presupponeva un soggetto e un oggetto, senza alcuna unione tra i due termini se non in forma astratta. Dialettica che aveva fino a quel momento caratterizzato quelle forme politiche democratiche e socialiste che puntavano a imprigionare il cittadino italiano in una morsa puramente individualistica e utilitaristica provocando un abisso tra il cittadino e lo Stato e dove quest’ultimo veniva minato al suo interno, instaurando tra il popolo un vero senso di disfacimento sociale e morale, fomentando l’insubordinazione verso le autorità competenti e la legge. La dialettica Gentiliana supera tutto ciò grazie all’unità di Soggetto ed Oggetto pensati come UNO. Il pensiero viene messo anche in pratica nella realtà attuale. In questo modo ogni cosa DIVIENE in un ritmo sempre dinamico e mai fermo mettendo in crisi tutto ciò che è CERTO e come IDEALE, che si viene REALIZZANDO STORICAMENTE.. Ed è proprio la filosofia l’aspetto più importante della Riforma Gentile, riforma che ricordiamo esclusivamente scolastica. Viene riformata l’intera pedagogia attraverso un percorso educativo inteso come un divenire dello spirito stesso e alla cui base c’è quella logica e quel modo di pensare di cui sopra sé detto. L’insegnamento, diceva Gentile, E’SPIRITO IN ATTO e il maestro deve incarnarne l’essenza, entrando completamente in sintonia con l’allievo. Al maestro di scuola veniva richiesta una grande cultura e nessun metodo di insegnamento perché ”il metodo è il maestro”e questo metodo di studio non farà altro che venire da sé come un processo infinito insito nella cultura stessa e nel rapporto tra educatore ed educato. Insomma, il maestro diviene allievo e l’allievo diviene maestro(AUTO-EDUCAZIONE ) attraverso un PURO ATTO SPIRITUALE. Questa riforma divenne il modello su cui formare una nuova classe di cittadini sul metodo meritocratico. In un ordinamento gerarchico dove il primo posto veniva occupato dai migliori perché più meritevoli, i livelli successivi si suddividevano in un ramo classico-umanistico per i futuri aristoi della nazione ed un ramo professionale per la classe lavoratrice. Questa subordinazione delle materie tecnico scientifiche a vantaggio di quelle umanistiche consentiva una selezione della futura classe dirigente che avrebbe guidato la nazione nei suoi momenti più importanti e difficili. Di fatti Gentile prediligeva le materie classiche e questa scelta, naturalmente, non gli mancò delle critiche da parte degli esponenti del mondo scientifico. Perché questa predilizione? Innanzitutto gli studi classici avrebbero consentito una maggiore riflessione filosofica sulle cause e le dinamiche del mondo reale allo scopo di superare la visione positivista e materialista della società. Una prospettiva che finiva per privilegiare la sfera individuale a scapito di quella collettiva, considerando l’uomo come un semplice apparato meccanico, senza etica e morale, con l’obiettivo ultimo ed esclusivo di raggiungere il proprio scopo. L’Italia, inoltre, usciva distrutta dalla Grande guerra e gli stessi italiani vivevano un periodo di profonda crisi sociale, politica ed economica. Di conseguenza lo spirito nazionale veniva sempre meno. In una dimensione simile, subordinare le materie scientifiche a quelle umanistiche avrebbe consentito di ricostruire quel tessuto nazionale, politico e sociale che si era andato perduto, o che forse non si era mai realizzato. Gli altri punti principali della riforma furono: l’innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 14 anni e l’istituzione della scuola elementare dai 6 ai 10 anni. Finito il percorso delle elementari l’alunno poteva scegliere tra: il ginnasio che permetteva l’accesso ai liceo classico o scientifico; l’istituto tecnico; l’istituto magistrale, destinato alla preparazione dei maestri di scuola elementare e per finire la scuola complementare, chiamata anche di avviamento professionale. La religione cattolica, considerata come “forma storica della spiritualità italiana” divenne obbligatoria nelle scuole elementari, poiché lo stesso Gentile considerava la religione come una PREPARAZIONE ALLA FILOSOFIA . Infatti a partire dalla medie e dalle scuole superiori predomina lo studio di questa materia, al fine di mantenere un approccio con la realtà più laico, carattere imprescindibile per la crescita nazionale del fanciullo. Nella riforma gentiliana si dà particolare spazio agli allievi portatori di handicap, attraverso l’istituzione di scuole speciali. Quanto all’ impegno ed al carattere politico di Gentile, egli è e resta fascista, ricoprendo durante tutto il ventennio numerose cariche istituzionali e pubbliche, con l’intento di fornire un programma ideologico e culturale agli italiani. Fonda molteplici istituti come la Reale Accademia Nazionale dei Lincei, e al contempo lavora all ’interno di varie commissioni legislative. Redige il manifesto degli Intellettuali Fascisti, inno alla libertà di azione e di pensiero degli uomini e delle donne d’Italia. Tale documento esorta gli italiani ad essere parte integrante dello Stato e a considerare il fascismo come un mezzo per la realizzazione di quella Nazione finalmente “ nazionale”, inteso questa come continuazione del glorioso Risorgimento Italiano. Gentile esercitò un potente influsso sulla cultura italiana ricoprendo inoltre la carica di direttore dell’Enciclopedia Italiana dell’istituto Treccani, nota anche come enciclopedia italiana scienze lettere ed arti. Tutto ciò dimostra come Gentile fosse uomo di cultura e che visse di cultura e per la cultura. Approfondì gli studi su Dante e la Divina Commedia, l’opera degli Italiani e dell’ Italia. Di conseguenza non poteva non mancare lo studio del Rinascimento, periodo storico chiave non solo per il nostro popolo ma per l’intera società Occidentale contemporanea. Dopo la caduta del fascismo aderì alla Repubblica Sociale Italiana su invito del Duce e sostenne la nuova chiamata alle armi. Terminata definitivamente l’esperienza di Salò si ritirò a vita privata a Firenze dove continuò il suo mestiere di professore e filosofo fino a quando un gruppo partigiano fiorentino, aderente ai GAP di ispirazione comunista, non lo uccise barbaramente. Gli assassini, fingendosi studenti, nascosero le armi nei libri e si avvicinarono all’auto del professore,il quale fu trivellato di colpi e morì sul colpo. Episodio,che fu un vero attentato alla nostra cultura, finì per inorridire anche la parte antifascista del paese. Gentile, per il suo pensiero rivoluzionario, è ancora oggi al centro di numerosi studi accademici ed il suo pensiero politico e filosofico è stato rivalutato nelle più prestigiose università del mondo insieme ad autori del calibro di Friedrich Nietzsche. Ogni anno, per la ricorrenza della sua morte, vengono organizzati gli Studi Gentiliani, conferenze a scopo di approfondimento e divulgazione delle sue opere. La sua dialettica sembra poter essere una alternativa al modo di pensare odierno, ossia un pensiero esclusivamente economico e di calcolo, grazie alla forza dell’idealismo di esercitare il suo essere spirito che, attualizzandosi, diviene così vita storica in svolgimento.