Josué Estebanez doveva morire!

Condannato per aver legittimamente difeso la propria vita da un’aggressione antifascista

11 Novembre 2007. Questo giorno è tristemente noto alle cronache italiane per il tragico omicidio del tifoso laziale Gabriele Sandri, ma c’è un’altra storia, sicuramente meno conosciuta, che si è scritta quel giorno, la storia di Josué Estébanez de la Hija. Josué è un giovane basco nato nel 1984 e quella mattina si stava recando con la metro ad Usera, quartiere di Madrid nel quale vi era massiccia presenza di immigrati, per prendere parte ad una manifestazione indetta dal partito Democracia Nacional. Tale manifestazione rientrava in una campagna anti immigratoria sostenuta anche da altri partiti quali Alianza Nacional e Frente Nacional. In risposta a questa iniziativa era stato convocato un presidio antifascista da alcuni gruppi dell’estrema sinistra, tra i cui partecipanti figurava anche il collettivo B.A.F. (Brigadas Anti Fascistas), composto anche da membri della R.A.S.H. (Red and Anarchist Skinheads), che aveva deciso di attardarsi a raggiungere il luogo della manifestazione per andare a “caccia” di nazionalisti. Mentre è nel vagone Josué si accorge che, alla fermata di Legazpi, stanno per salire una 70ina di antifascisti. Decide perciò di prepararsi al peggio e di impugnare il coltello che porta con sé per difendersi. Non appena saliti, gli antagonisti notano la presenza del giovane e si preparano, impugnando sfollagente e tirapugni, all’aggressione, come mostra il video diffuso poi dalla polizia e dai media ( https://www.youtube.com/watch?v=lMk9eF0xDM4 ). Subito gli aggressori gli si fanno sotto ed in particolare uno, Carlos Palomino, fa un faccia a faccia con Josué che, prontamente, prevedendo quali fossero le intenzioni dell’altro, gli tira una coltellata che, andando dritta al petto, lo colpisce al cuore uccidendolo. I compagni dell’antifascista colpito, probabilmente non rendosi subito conto di quanto sta accadendo, scendono dal vagone ed iniziano a lanciare conto il simpatizzante di Democracia Nacional ogni tipo di oggetto, nel tentativo di circondarlo. Josué non si lascia sorprendere dagli attacchi degli antifascisti e durante uno di questi ferisce un altro dei compagni di Carlos mentre questo tenta di attaccarlo alle spalle con un pugnale. L’aggressione nei confronti del giovane camerata prosegue anche all’arrivo di alcuni membri della vigilanza e tra gli oggetti che gli vengono scagliati contro vi è anche un estintore che Josué utilizza per creare una densa cortina fumogena per riuscire a portarsi fuori dal vagone e dalla metro. Scosso per quanto accaduto ed inseguito dai suoi aggressori, il nazionalista spagnolo si consegna ad una pattuglia di polizia ma ciò non impedisce ai suoi inseguitori di infliggergli un colpo che rischierà di fargli perdere un occhio. Immediatamente scoppia un caso mediatico, Josué viene esposto alla gogna mediatica e sui giornali ed in tv si leggono titoli come “Giovane antisistema assassinato da un neonazista”. L’evento viene utilizzato come una passerella politica da moltissimi partiti della sinistra che chiedono pene esemplari e la messa fuori legge del partito Democracia Nacional, con l’accusa di essere xenofobo e violento. Il processo a Josué terminerà soltanto nel Febbraio del 2010 quando verrà emanata la sentenza che prevederà 19 anni per l’omicidio volontario di Carlos Palomino, 7 anni e 6 mesi per il tentato omicidio di uno dei compagni di Carlos che attaccò Josué, 500€ all’antifascista ferito, 92.257,01€ di risarcimento per la madre di Carlos e 67.096,00€ per il padre. La corte approverà la dichiarazione di insolvenza poiché la famiglia Estebanez non è in grado di sopperire al pagamento delle penali. La condanna è pesantissima e secondo la corte ci sono delle aggravanti. La prima, a parere dei giudici, è l’odio ideologico (Primo caso nella storia del diritto spagnolo!), la seconda, e più grave, è per l’addestramento militare che Josué aveva maturato durante il servizio nel Regimiento de Infanteria inmemorial del rey n°1. Grazie ad esso, secondo il giudizio della corte, Josué ha avuto la capacità di colpire con efficacia Carlos, impugnando il coltello con la lama rivolta verso il basso. I giudici hanno sostenuto che non si poteva assolutamente parlare di legittima difesa poiché nessuno degli antagonisti aveva ancora aggredito il giovane vicino a DN e, a loro parere, non avevano alcuna intenzione di farlo (evidentemente per alcuni è la norma indossare tirapugni ed impugnare coltelli e sfollagente!). Josué avrebbe insomma dovuto, secondo i giudici, attendere di essere attaccato per essere poi legittimato ad avere una reazione. Attualmente è detenuto in un carcere nella Spagna del Nord, a circa 300 Km di distanza dalla propria famiglia, dove è incaricato della gestione di un laboratorio di ceramica e della supervisione delle attività sportive. Josué ha agito nell’unica maniera possibile. Se non si fosse difeso probabilmente oggi questo articolo sarebbe in sua memoria e, quasi certamente, a parti inverse, il giudizio sarebbe stato molto diverso. E’ quindi lecito sostenere che quella che si è perpetrata è stata una vera e propria ingiustizia. Per questa ragione non lo abbiamo dimenticato, e per questo lo sosterremo sempre diffondendo la sua storia!

DIFENDERE LA PROPRIA VITA NON E’ REATO! LIBERTA PER JOSUÉ!

DEFENDER TU VIDA NO ES DELITO! LIBERTAD PARA JOSUÉ!

Libertad

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Cioppi Cioppi

Pubblicato da BloccoStudentescoNapoli

Il Blocco Studentesco è l'associazione studentesca di CasaPound Italia

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