Carlo III nella Napoli che fu.


Situata nella zona orientale della città, tra i quartieri di San Carlo dell’Arena e San Lorenzo, alla confluenza delle due importanti arterie di piazza Garibaldi e di via Foria, piazza Carlo III porta i segni “dell’illuminismo napoletano”. Nota, fino al 1981 come piazza del Recensorio, nella zona nord della sua struttura emiciclica presenta l’Albergo dei Poveri e ad est la ferrovia Alifana (fino al 1913), oggi albergo. La sua struttura più imponente, il citato Albergo dei Poveri, con la sua facciata di 400mq e le dimensioni complessive di 103000mq, risulta compiuta solamente per 1/5 dell’opera prevista dal Tannucci nel tentativo di rinnovamento della città. La sua costruzione fu interrotta nel 1799 a causa della famosa rivoluzione napoletana. Costruito per dare alloggio alla indigente popolazione partenopea, vide diversa destinazione nel nuovo progetto Maresca, che prevedeva il suo utilizzo come finalizzato alla sicurezza urbana ed alla rieducazione dei detenuti. Come insegna la storia, le sue finalità furono diverse: carcere nel 1838, poi scuola di musica e tribunale per minori, oltre a sede dei Vigili del Fuoco ed archivio Civile di Stato. Altre collocazioni seguirono alla riforma del 1937 del Prefetto Mazziali che lo destinò al Ministero di Grazia e Giustizia per l’assistenza e la protezione dei minori. È in questo periodo che i minori ivi residenti, collocati nelle camerate occidentali, venivano curati e poi introdotti nel mondo del lavoro come operai specializzati. Fautore di tanta maestosità è Carlo di Borbone (1716-1788). Siamo nella Napoli del 1700circa. Figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Franzese, fu accolto a Napoli il 10maggio 1734 a seguito dell’alleanza del Piemonte con Francia e Spagna per togliere la Lombardia all’Austria. I successi proseguirono con la sconfitta degli Austriaci a Bitonto. Posto, quasi ventenne, sul trono di Napoli e della Sicilia, fu nominato, il 3luglio 1735 nella cattedrale di Palermo, Re delle Due Sicilie. Successivamente, nel dicembre 1738, con la firma del trattato di Vienna, l’Austria rinunciò definitivamente a Napoli ed alla Sicilia. L’eredità Austriaca non era delle più floride: popolazione stremata dalle tasse, corruzione, schiavitù e miseria. Attraverso riforme economiche e sociali risollevò l’economia a livello da consentire all’economia del Regno di essere seconda solamente a Francia e Inghilterra. Riuscì a ripopolare la città ed il suo hinterland modernizzando infrastrutture e promuovendo opere stradali. Fu inoltre il fautore dell’opera di sviluppo ed ammodernamento del Sud grazie alla promozione di opere che creano lavoro, occupazione ed economia come il Teatro San Carlo, la Reggia di Caserta e Capodimonte, il Museo di Borbone e la sua galleria, le opere di avvio degli Scavi di Pompei ed Ercolano, oltre al già citato Reale Albergo. Tutto ciò, insieme con la Riforma dello Stato, dei diritti nobiliari, civili e religiosi, lo collocarono nel mondo dell’assolutismo illuminato partenopeo. Pochi sono quindi i dubbi sulla importanza che questo sovrano ha avuto per la città di Napoli e sulla legittimità della attribuzione del nome ad una delle principali piazze partenopee. Eppure, nonostante tanta gloria e legittimità, c’è ancora chi vorrebbe cambiare la storia, cancellare il ricordo di uno dei più floridi periodi, gettare nel dimenticatoio la Napoli che è stata. Recente è la proposta del presidente di una municipalità di cambiare il nome della piazza per dedicarla al sardo Berlinguer, che nulla ha fatto per la città. Come se non vi fosse bisogno d’altro. Come se Napoli godesse dello splendore che merita. Come se il ricordo della Gloria che fu, facesse paura.

 

Di Antonietta

 

 

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Pubblicato da BloccoStudentescoNapoli

Il Blocco Studentesco è l'associazione studentesca di CasaPound Italia

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