Il giorno di Natale dell’800 D.C., nella Basilica di San Pietro a Roma si svolse una solenne cerimonia di incoronazione: Papa Leone III nominó Carlo, già re dei Franchi, Imperatore dei Romani. Esistono diverse fonti che raccontano l’accaduto, una di queste ci racconta che il sovrano germanico venne incoronato seguendo il rituale degli antichi imperatori: gli venne cioè prima revocato il titolo di patrizio per poi acquisire quello di Augusto. A fine della cerimonia si dice che la folla abbia esclamato tre volte “A Carlo, Augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei romani, vita e vittoria!”.
Con questo evento Carlo detto il Grande, in una data che nella cultura cristiana (ma anche in precedenza quella pagana), rappresenta il rinnovamento, aveva assunto su di sé il peso di secoli di conquiste e trionfi, scoperte e progresso, giurando di unificare nuovamente l’Europa sotto le insegne Imperiali ed i simboli della fede, per tornare ad essere il centro del mondo, per continuare la missione civilizzatrice che sola poteva compiere.
Questo atto rafforzò il legame tra i Franchi ed il Papato: già Adriano I, precedente vicario di Cristo, aveva riconosciuto nel re franco il Patricius Romanorum, titolo prima conferito ai barbari alleati dello stato palatino, poi conferito ai difensori della Chiesa e della stabilità nel continente. Con la forza delle armi il sovrano aveva sconfitto i Longobardi, conquistato la Sassonia e la Baviera, annientato il khanato degli Avari e attaccato la Spagna, dominata da poco più di un secolo dalla dinastia Omayyade. Da “patrizio dei romani” era diventato “protettore della Cristianità”, e per estensione di tutti i popoli che rientravano nella sua grande creazione. Ormai regnava da Barcellona alle steppe Ungheresi, dal Mare del Nord fino al Tirreno. All’alba del IX secolo, i piccoli principi dell’Inghilterra e della penisola iberica e i deboli vassalli di Bisanzio, apparivano per quello che erano: minuscole e ininfluenti pedine dello scacchiere europeo, di fronte a un nuovo, grande potere che la Chiesa riconobbe come sacro, perché non era “unito solo dalla spada, ma anche dalla fede cristiana”.
Quel giorno di Natale dell’anno 800 la Storia cambiò verso: mentre ad est l’ancora esistente Impero Romano d’Oriente tentava ancora di arrestare l’invasione del suo territorio, il Papato scelse di legare per sempre il suo destino all’Occidente, fondendo la vecchia cultura latina con la forza creativa dei neonati regni barbari. Il nuovo centro di gravità del potere politico si spostò da Roma ad Aquisgrana, dal Mediterraneo all’Europa del nord. Nuove forme d’arte si diffusero, la riscoperta del sapere classico aveva già avuto inizio tra scolari laici e monaci, nuovi popoli scoprirono una propria identità in mezzo a questa fucina di mutamenti.
Noi del Blocco Studentesco, teniamo a ricordare in questo particolare giorno la suddetta incoronazione, poiché nominò Carlo non solo imperatore di un vasto regno, ma “Padre” della futura Europa. Nei secoli successivi alla sua incoronazione si è molto discusso sulla consapevolezza, da parte del re franco, di essere stato il promotore di uno spazio politico, economico e culturale che può essere fatto ricondurre all’attuale concetto di continente europeo unificato, ma come Alessandro Magno, come Cesare Augusto, e come altri suoi predecessori e successori, sapeva sicuramente di aver creato qualcosa di nuovo, qualcosa che solo la volontà di uomini veramente grandi può formare.
Il Sacro Romano Impero, nato nel giorno di Natale dell’anno 800, finì mille anni dopo. Si dissolse il 6 agosto 1806, quando Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi, dichiarò di non riconoscerne più l’esistenza, inaugurando ancora un’altra era per il vecchio continente.
Glauco